Cotone

Il cotone: la fibra tessile vegetale più diffusa al mondo.

Indice

Le proprietà del cotone

Traspirante e igroscopico

Il cotone è il materiale che, insieme alla lana, accompagna praticamente da sempre l’uomo, sebbene per millenni la sua lavorazione sia stata molto limitata dalle difficoltà tecniche. Ancora oggi alcuni passaggi non possono essere del tutto meccanizzati, per cui è necessaria una grande manodopera.

La pianta di cotone, appartenente al genere Gossypium, è un arbusto che cresce spontaneamente in numerose zone del mondo, dove si alternano stagioni secche e stagioni umide. Al momento attuale la Cina è il maggior produttore e utilizzatore di questa fibra, seguita dagli Stati Uniti.

La fibra di cotone si ricava dalla bambagia all’interno della capsula che costituisce il frutto della pianta, dopo che questa scoppia per permettere la fuoriuscita del seme. I filamenti rimangono attaccati ai semi e agli spicchi aperti del frutto, motivo per il quale risulta molto difficile automatizzare la raccolta.

Il cotone è composto per il 95% di cellulosa, nella quale sono contenuti una percentuale di umidità e altre sostanze in piccola percentuale. Questo caratterizza la fibra di un’elevata tenacità, in particolare quando la forza è applicata nella lunghezza della stessa, ma come le altre fibre vegetali impedisce una buona elasticità dei prodotti.

La componente di umidità viene fatta evaporare subito dopo la raccolta, facendo essiccare il prodotto, ma la predisposizione alla convivenza con le particelle di acqua, rende la fibra di cotone un materiale molto igroscopico, ovvero in grado di catturare l’umidità presente intorno. Ciò lo rende ottimo ad esempio per le imbottiture, capace di mantenere l’ambiente confortevole, assorbendo l’umidità all’interno e rilasciandola all’esterno.

Le proprietà termiche non sono ai livelli della lana e con le sue proprietà traspiranti è più utilizzato durante i mesi caldi, sebbene possa essere un buon compromesso anche in inverno, nelle case riscaldate. Infine è molto piacevole e morbido al tatto, tollerato anche dalle pelli sensibili.

Il cotone negli articoli di tutti i giorni

Dagli abiti, al bagno, alla camera da letto

Il cotone è alla base di molti tessuti, ad esempio il denim dei jeans che indossiamo o la spugna della biancheria da bagno con i quali ci asciughiamo.

Nel settore del bedding, i tessuti sono utilizzati sia per la realizzazione di biancheria da letto, che per i rivestimenti, ad esempio, delle trapunte. Il cotone può essere utilizzato anche per imbottiture di materassi, cuscini e imbottite. Sia la bambagia che il cotone filato conservano le proprietà igroscopiche, permettendo l’assorbimento dell’umidità all’interno e rilasciandola verso l’esterno, così da garantire un riposo asciutto. Il cotone è anche utilizzato al di fuori dell’industria tessile, apprezzato per la sua proprietà di irrobustirsi allo
stato umido ad esempio nella realizzazione di reti da pesca e tende.

Una curiosità infine: forse non tutti sanno che il cotone è una delle fibre che compone la banconota dell’Euro: insieme a lino e canapa formano infatti un materiale molto più resistente della carta.

I punti cardine nella coltivazione del cotone biologico

La sostenibilità inizia dalla materia prima

Il cotone biologico, paragonato ad altre colture bio molto in voga negli ultimi anni, lamenta difficoltà a diffondersi rispetto al corrispettivo tradizionale. La causa è principalmente da imputare al fatto che il cotone non è un alimento, e per questo forse non è ritenuto altrettanto importante investirci risorse. Purtroppo questa mentalità sembra non tenere conto del fatto che molti prodotti intorno a noi sono
realizzati con il cotone, anche solo in percentuale. E questi possono mettere a rischio la nostra salute tanto quanto ingerire cibi avvelenati.

La coltivazione del cotone biologico si basa sul rispetto dell’ambiente e dell’uomo, dal contadino che lo coltiva, al consumatore finale. L’obiettivo è proteggere tutto l’ecosistema dalle sostanze chimiche utilizzate nei campi tradizionali, che persistono nella fibra durante tutte le sue lavorazioni e durante il suo utilizzo. La coltivazione e i processi di lavorazione del cotone biologico si basano su principi che lo rendono sostenibile. L’impoverimento del terreno viene limitato grazie all’antica quanto efficace rotazione delle colture, in una piantagione biologica sono bandite tutte quelle sostanze dannose per l’ecosistema, e quindi anche per l’uomo. Ciò si ripercuote su una migliore condizione dei lavoratori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

La filiera che inizia qui deve garantire che gli operatori vengano tutelati dal punto di vista umano e salariale. Ad esempio in India, la multinazionale Monsanto, aveva provato a lanciare il suo cotone resistente ai parassiti, salvo poi doversi arrendere alla decisione dei contadini stessi che si sono coalizzati rifiutandolo. Infatti la semente, più cara, non era conveniente, perché perdeva il suo effetto antiparassitario dopo poco tempo.

L’evento ha risollevato l’orgoglio per le varietà autoctone, portando i contadini a rivalutare le proprie storiche produzioni e dando vita ad un’associazione, la Fiber for Freedom, che si occupa di promuovere l’utilizzo del cotone biologico. Attraverso il ritorno ad una gestione più naturale della coltivazione e dei processi di lavorazione, il cotone biologico può essere annoverato tra i materiali tessili sostenibili.

Oltre alla preferenza di una materia prima non OGM, il cotone biologico si basa sul suo ciclo naturale, senza imporre ad esempio una defogliazione con agenti chimici.

Le certificazioni

La sostenibilità come sinonimo di qualità

Per quanto riguarda le lavorazioni dopo la raccolta, il materiale biologico predilige una filiera che presti attenzione all’impatto ambientale, ad esempio con l’utilizzo di tinture senza metalli pesanti e additivi. Ciò si rivale anche sulla qualità del prodotto. Sebbene al tatto il cotone bio e il tradizionale possano sembrare simili, le proprietà del primo sono generalmente migliori. Ma questo non è portato solamente dal
suo essere più naturale in partenza, ma da come viene trattato durante tutte le sue lavorazioni.

Considerato come un prodotto di nicchia, infatti oggi solo l’1% del cotone è biologico, l’attenzione riservata ne garantisce una qualità superiore.

E per trovare questo 1% è necessario fare bene attenzione ai marchi apportati sui prodotti. Tra i più importanti ci sono il Gots, che certifica la fibra biologica, e l’Oeko-tex, garanzia che tutta la filiera tessile sia sostenibile.

I problemi del cotone nelle coltivazioni intensive

Le scelte più veloci sono meno sostenibili

Il cotone è la fibra tessile naturale più diffusa al mondo, ma a dispetto della sua origine e delle sue proprietà, è una delle meno sostenibili.

Il cotone è un arbusto che predilige terre di zone nelle quali si alternano periodi secchi a periodi più umidi.
La natura limita automaticamente le sue zone di diffusione, mentre l’uomo è intervenuto per permetterne l’adattamento in zone poco umide, ma rese idonee grazie all’irrigazione.

Si calcola che il 3% di tutte le risorse idriche del pianeta siano utilizzate per questo scopo. Per rendere meglio l’idea il WWF stima che per 1 chilo di cotone servano 20000 litri di acqua, una quantità davvero impressionante.

In generale, la coltivazione del cotone porta ad un impoverimento del suolo, e le piantagioni basate su un sistema di agricoltura intensiva, che mira a sfruttare al massimo ogni acro di terra, risolve artificialmente il problema bombardando il terreno con sostanze che non si possono sempre definire salutari.

Non dimentichiamo poi l’utilizzo massiccio degli insetticidi, che inquinano la terra e con i quali i contadini entrano direttamente in contatto. In particolare nei paesi sottosviluppati, dove i lavoratori vivono vicino alla piantagione e vi operano senza alcuna protezione.

Aggiungendo a questo l’energia necessaria per portare avanti la coltivazione, a partire dal carburante utilizzato dall’attrezzatura agricola, il bilancio è ben lontano dall’essere sostenibile. Consapevoli del problema, diversi organi dell’industria americana, fra cui il Cotton Council International, puntano a raggiungere entro il 2028 un target di sostenibilità.